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Il giardino interno

Abitare.

Sono chiavi magiche, le parole, che aprono accesso a mondi impensati. Deriva da habere il termine, che in latino vuol dire avere, possedere, e, per estensione, abitare indica in sé un senso di appartenenza. A un luogo in questo caso.

Così ogni casa per essere davvero abitata deve essere vestita dell’identità di chi la vive, altrimenti vi si risiede soltanto.

Siamo a Urbino. E’ una giornata come tante quando una coppia ci chiama per un sopralluogo in una località vicina. La casa è ospitale e accogliente e respira di buono e di vita vissuta. Parliamo. Un tempo quella casa, è evidente, era animata da risate e giochi di bambini di cui rimangono tracce.

Il tempo è trascorso, ed è facile intuire le nuove vite di giovani adulti che oggi corrono verso il futuro. Altrove. Hanno lasciato il nido, e con esso il loro giardino d’infanzia. I figli non abitano più lì ma vivono in altri luoghi vite diverse e quando passano in città, magari per qualche giorno, non si fermano mai a dormire. La casa d’infanzia è grande abbastanza per poterli ospitare ma stretta altrettanto per poter godere dell’autonomia e della privacy di chi, adulto, ha esigenze diverse. Ci sono gli amici da vedere e da ospitare, con cui intrattenersi a bere e mangiare, serve uno spazio per potersi raccontare e trascorrere del tempo insieme.

 

Al piano inferiore dell’appartamento, ci mostrano uno spazio adibito a metà tra cantina, magazzino e garage. Un’automobile riposa in mezzo a oggetti diversi che attendono forse di essere portati altrove, cose del passato che non si ha cuore di gettare via e che vivono in quella dimensione di limbo, dove tutto sembra essere in attesa di… Uno spazio perfetto per crearci un giardino speciale!

 

L’idea che soggiace al progetto è di creare per i figli uno spazio autonomo rispetto all’abitazione dei genitori, tuttavia vicino e attiguo, in modo che possano godere vicendevolmente della vicinanza e prossimità senza reciproca invasione degli spazi e nel rispetto delle nuove esigenze di tutti.

Progettiamo una variazione di utilizzo dello spazio trasformando la cantina-garage-ripostiglio in un piccolo e comodo monolocale, dotato di tutti i confort e vocato alla convivialità e allo scambio. Le silhouette che rivestono le pareti con un gioco di forme e colori raccordano l’interno con l’esterno richiamando le mura di Urbino, connotando l’ambiente e ampliandone i confini. Come se non ci fosse più distinzione tra il dentro e il fuori.

 

E’ un tappeto d’erba il pavimento di ceramica, mentre lampade con cappelli di paglia ricordano il sole e la vita agreste, il calore, la luce, risate. La gioia. La vita che pulsa. Una cucina comoda e funzionale, un camino per l’inverno per scaldare, arrostire… e perché no, per raccontare, un grande tavolo ovale per banchettare e un’ampia zona giorno per conversare, divani letto sui quali dormire. Una lampada da ambiente per leggere accanto al camino.

Mancava in casa il giardino d’infanzia, diventato col tempo giardino interiore.

Ora c’è. Quello spazio buio è stato illuminato e torna il vociare, le risa, la gioia.

 

E’ il loro accogliente, unico, giardino interno.

Link al progetto correlato
Casa privata S